Alla scoperta del render: cos’è, come funziona e i programmi per realizzarlo

Il render è un’immagine digitale realizzata attraverso un processo di calcolo computerizatto.
Nasce da un modello tridimensionale al quale vengono applicate texture di materiali reali, il tutto illuminato da luci che simulano il comportamento di fonti luminose naturali ed artificiali.

 

Quando si comincia a parlare di render?

Siamo agli inizi degli anni ’80 quando si comincia a parlare delle prime immagini computerizzate in 3D. Non si trattava ancora di veri e propri render; in quegli anni venivano create scene tridimensionali attraverso algoritmi primordiali. Il render vero e proprio nasce negli anni ’90, culminando nelle rappresentazioni ambientate risalenti agli anni 2000 sino ad arrivare alle evoluzioni ancora in via di sviluppo. Grazie all’aumentare delle performance di calcolo, il rendering è diventato uno strumento rivoluzionario in diversi settori: dall’architettura, interior design e design, passando per il mondo cinematografico e dei videogames, fino ad arrivare negli ultimi anni alla realtà virtuale.

Oggigiorno il render, perché sia considerato di qualità, deve sembrare a tutti gli effetti, persino agli occhi di un addetto ai lavori, una fotografia. Per questo motivo è fondamentale rivolgersi a esperti del settore, capaci di considerare volta per volta, prodotto per prodotto, le soluzioni più adeguate. Essendo sinonimo di fotografia, l’occhio di un fotografo sarà quindi in grado di valutare numerosi aspetti: dalla reazione dei materiali alle luci allo studio accurato dei punti di vista.

 

 

Quali sono i programmi utilizzati per dare vita ad un render?

Immaginiamo questa elaborazione di dati e immagini come un percorso a tappe, all’interno del quale ogni strumento tecnico ha il compito di contribuire alla buona riuscita del lavoro finito.

In primo luogo Autocad, un programma di disegno tecnico assistito dal computer grazie al quale avviene il passaggio dal disegno del singolo prodotto alla composizione completa in 2D.

Il secondo step di questo percorso prevede l’utilizzo di programma come 3DS MAX, CINEMA 4D oppure Rhinoceros, programmi di grafica vettoriale tridimensionale e animazione, grazie al quale il renderista procede a realizzare il passaggio dal 2D al 3D con la creazione dell’ambientazione. In questa fase, infatti, parliamo ancora di un’immagine grezza (chiamata Wireframe) senza texture.

Il passo successivo ci porta all’uso di programmi come V-RAY, Maxwell Render oppure Arnold, un motore di rendering capace di generare l’immagine definitiva attraverso l’utilizzo di luci/materiali; infine, nella fase importantissima di post-produzione, toccherà a Photoshop andare a finalizzare l’immagine per migliorare tutti i dettagli e renderlo a tutti gli effetti un render foto-realistico.